domenica 18 gennaio 2009

Social card e la dignità perduta

Il nuovo post di oggi tratterà dell'utilizzo e dell'efficacia della social card; sono tra i primi a considerare necessario che in questa difficile congiuntura economica ci debba essere un governo forte(pdl) che operi per il bene dei cittadini ma non per questo bisogna chiudere gli occhi dimenticando che la verità và ricercata sempre e non ha colore. L'articolo di Antonello Caporale mostra una situazione grottesca e umiliante che migliaia di cittadini dovranno subire perchè una quantità consistente di tessere non funziona ma vi lascio all'articolo:

ROMA - Si dice: morire di vergogna. "Avevo il Dixan in mano, anche una confezione di orzo e una scatola di tonno ma mi è venuto un presentimento: vuoi vedere che non funziona? Allora ho preso la tessera e ho chiesto alla commessa di digitare i numeri, io non vedo bene. Non era stata caricata. Avevo i soldi stretti nell'altra mano, già tutti contati, e glieli ho dati e così è finita. Non l'ho più usata". Maria Pia, 67 anni, è fuggita via dal supermercato di Viareggio rossa in viso, e meno male che non c'era nessuno in fila. Comunque in quel supermercato non ci tornerà più.

La tessera di Tremonti è di un bel azzurro sereno. Come il cielo di Forza Italia, quello di una volta. Un tricolore ondulato la attraversa da sinistra a destra e sembra la scia delle mitiche frecce. "E' anonima naturalmente per non creare imbarazzo", commentò Silvio Berlusconi il giorno dell'inaugurazione della campagna dei 40 euro mensili ai bisognosi d'Italia.

Anonima. Infatti ieri, supermercato Sma di Roma, commessa indaffarata alla cassa, signore anziano in fila: "Ha per caso la social card?". Il no è asciutto e risentito. "Scusi, ma era per capire come pagava".
Lusy Montemarian non ha pagato, anzi è scoppiata in un pianto dirotto quando le hanno comunicato, come fa il medico alla famiglia del congiunto morente, che non ce l'aveva fatta. Un pianto raccolto da una microtelecamera di "Mi manda Raitre" e unito ad altri pietosi casi. Un mattone sull'altro, e un altro ancora. Alla fine si edifica questo incredibile muro della vergogna che attraversa la penisola e la trafigge senza colpa.

La Social Card, il circuito Mastercard. Protagonisti di una favola. Una strisciata e via. La pensionata indigente che alla cassa del panificio, come la donna chic di via Condotti, apre il borsello, non tocca i soldi sporchi, ma sfila la carta di credito. Un secondo magnetico. Se la carta è piena. Se è vuota - e lo sono un terzo delle circa 500 mila distribuite - la pensionata deve restituire il pane e ritirare l'umiliazione pubblica.

Era il 19 giugno, era estate, e il ministro Giulio Tremonti annunciava una vecchia novità: la carta di credito per i poveri. Vecchia perché l'aveva pensata Vincenzo Visco, nell'arcaico '97: sconti sulla spesa, sugli affitti, sui beni di prima necessità. Vecchia perché l'aveva apprezzata Ermanno Gorrieri, comandate partigiano, fondatore del movimento Cristiano Sociali. Gorrieri è morto nel 2004. Nel 2008 è Tremonti a presenziare e presentare la svolta: una manovrina da 450 milioni di euro, 200 coperti dall'Eni, 50 dall'Enel, altri dalla Robin Tax. Togliere ai ricchi, dare ai poveri: 40 euro al mese, 80 euro accreditati ogni due mesi. Per un anno intero. Quattro mesi di annunci, di serrata organizzazione. Pronti. Si parte il primo dicembre. Attenzione: chi conserva 15 mila euro, in banca o alla posta, pensionato o disoccupato, non ha diritto alla carta di credito dello Stato.

Sono in 520 mila a dicembre a chiedere la social card, pensionati con reddito dai 6 mila euro agli 8 mila, coppie di anziani, famiglie con figli a carico, non oltre i tre anni però. Con una sola casa di proprietà, un'automobile e un'utenza elettrica attiva. In fila, per ore, davanti ai 9 mila uffici postali. Perché chi completava le pratiche entro il 31 dicembre, aveva diritto a 120 euro (ottobre, novembre e appunto dicembre) di partenza. Una corsa verso il nulla. Perché il 30 dicembre, con ottimismo natalizio, l'Inps - che doveva accertare il reddito - dichiarava di aver ricaricato 330 mila tessere. Le altre erano vuote.

Migliaia di italiani si sono ritrovati in mano una patacca. Una carta azzurra, di plastica, con il retro magnetico, il numero, il logo giallo e rosso della Mastercard. Belle, eccome. E di valore: si stima costi almeno 50 centesimi l'una, più 1 euro per la ricarica bimestrale, più il 2 per cento per le spese del circuito bancario. Uno scherzetto da 8 milioni e 500mila di euro, a pieno regime. Una lotteria per il mezzo milione di italiani che, soltanto alla cassa e davanti al commesso, saprà se la sua carta annonaria è buona oppure è uno scherzo del destino, se può permettere di fare la spese oppure di annunciare la propria povertà a tutti.

Duecentomila tessere vagano scoperte di tasca in tasca, sospese o respinte. Duecentomila italiani, forse di più, le possiedono senza poterle utilizzare. Alcuni (pochi) lo sanno. Altri, molti altri, che non sanno, vanno incontro alla sciagura.

Ci vuole del metodo per ideare una così lunga e inutile fatica. Prima fila: farsi certificare la povertà, la disgrazia assoluta. Seimila euro all'anno. In fila, naturalmente per vedersi attestata dal patronato la sospirata povertà. Poi l'Inps, le Poste, sempre in fila, sempre allo stesso modo. Infine, coraggio, andare al supermercato ed esibirla questa maledetta povertà. E poi, duecentomila volte finora, vederla svergognata: "La tessera non è carica". Ma ha letto bene?

Per la social card un poveretto di Catania è ricoverato (coma farmacologico) in ospedale a seguito di furiosa lite, recita un dispaccio dell'Ansa del 3 gennaio scorso, generata "dalla discussione per l'ottenimento della social card". Giovanni Spatola, imbianchino di 47 anni, si è costituito ai carabinieri confessando di aver fracassato il cranio del conoscente con una chiave inglese. Chi dei due doveva ottenere la social card? A Verona boom di ritiri. Il dato, riferisce la direzione delle Poste, è connesso alla presenza nel luogo di molti istituti religiosi. Trecento tra suore e frati si sono presentati all'incasso. Nullatenenti. Perciò potevano. A Castelletto di Brenzone, minuscolo villaggio sul lago di Garda, ne sono state elargite più di cinquanta. Come mai? Lì ha sede l'istituto delle piccole suore della Sacra Famiglia. Amen.

"Disagi e umiliazioni di ogni genere. Accreditategli questi benedetti quaranta euro sulle pensioni, così risparmierete dei soldi anche voi", ha consigliato Pierluigi Bersani ieri alla Camera al ministro dell'Economia. "E' la truffa del secolo, un flop, il più grande bluff tremontiano", dice Franco Laratta, il deputato calabrese del Partito democratico mentre raccoglie le firme per un'interpellanza urgente sulla precoce agonia di questa tesserina azzurrissima, molto patriottica con quel fascio tricolore.

5 commenti:

Tommaso Motta ha detto...

di fronte a questo articolo non posso far altro che ridere perché intanto gestire un paese in difficoltà economica non è semplice, e ovviamente criticare le scelte è molto più istantaneo tant'è che sono in grado di farlo anche coloro che nulla sanno in materia. Secondo non vedo umiliazione: il fatto di non aver soldi, è dovuto ad evidenti scelte fatte in passato e ognuno dovrebbe andare sempre fiero della propria situazione dato che siamo tutti nella stessa barca e non è detto che tra qualche mese qualche altro migliaio di persone non necessiterà della social card, quindi l'imbarazzo è solo delle persone citate che autonomamente si imbarazzano; piuttosto di niente io ringrazierei il Governo, perché perso per perso avere una social card è come trovare 40 euro al mese per terra dato che vengono donati per politiche sociali; e quindi infine mi sembra che in giro ci sia troppa gente criticona, che in momenti difficili dovrebbe invece ringraziare per quanto viene fatto dato che le casse statali non sono floride. Ultima cosa: a criticare sono buoni tutti, ma chi ha scritto questo articolo, ha provato anche solo a proporre qualcosa di alternativo???No, perché è qui il segreto fra un articolo affidabile e una cialtronata!!!!

Un saluto!!!
Tommaso

Andrea Rusconi ha detto...

caro tommaso,
credo anch'io che non bisogna criticare a oltranza ma la social card va bene solo per quei cittadini "addormentati" o meglio creduloni che pensano sia una proposta valida quando invece non lo è.per quanto riguarda le proposte mi sembra banale risponderti basta sforzarsi un po' e pensare: invece di fare campagne promozionali si dovrebbe fare più politica eliminando la social card e proponendo sgravi fiscali ai cittadini con redditi bassi e non solo ai "poverissimi"(seimila euro all'anno);mi meraviglia e mi sconcerta che una persona che si ritenga civile possa disinteressarsi delle umiliazioni altrui ma non mi sorprende che tu mi abbia risposto così perchè la televisione esercita su ogni telespettatore un influenza tale da rendere reale quello che non è e rendere utile quello che invece utile non è.se vuoi ringrazialo tu il governo visto che ti piace tanto ma per questa si che sarebbe una "cialtronata"...

un saluto
Andrea Rusconi

Tommaso Motta ha detto...

Mi preme rassicurarti sul fatto dell'influenza della televisione, perché per quanto poco la seguo è davvero difficile che mi influenzi!!!Inoltre ancora non capisco quali siano gli aspetti (concreti) negativi della social card...Comunque non demordo, prima o poi qualcuno me li dirà, anche perché quelli presentati dal giornalista non attengono alla social card!Il fatto di vergognarsi di qualcosa è un fatto che attiene puramente alla persona: io mi vergogno non perché qualcuno mi faccia qualcosa, ma perché io ho fatto qualcosa!Conosco decine e decine di persone indigenti che però non si vergognano, non vedo perché lo dovrebbero fare gli altri!!!Inoltre io tendo a giudicare alla fine di tutto, e nella crisi ci dobbiamo ancora entrare, quindi è chiaro come da una parte il Governo non può intervenire puntando tutto sulla tavola troppo presto, dall'altro non poteva disinteressarsi...Mi sembra un onesto compromesso, poi ognuno ha le proprie idee....W la libertà di pensiero!!!

Ciao

Tommaso

Andrea Rusconi ha detto...

Ci sono aspetti concreti che non tratta il giornalista ma a cui posso risponderti personalmente:40 euro non migliorano la situazione perchè sono rivolti prima di tutto solo ai poverissimi come ti ho già scritto dimenticando la maggior parte delle persone in difficoltà e secondo perchè tale servizio ha un costo (tessera da50 centesimi l'una, più 1 euro per la ricarica bimestrale, più il 2 per cento per le spese del circuito bancario per un totale da 8 milioni e 500mila)a dir poco inutile quando puoi applicare sgravi fiscali e aiutare realmente i cittadini in difficoltà.il governo non "butta tutto sulla tavola" perchè non gli interessa risolvere realmente i problemi(pensa gli sprechi degli ultimi mesi,quante politiche sociali avrebbero potuto realizzare?).Comunque rispetto il tuo pensiero e sono contento che tu abbia risposto con interesse e convinzione perchè soltanto attraverso il confronto come stiamo facendo in questo momento possiamo trovare le risposte migliori ed offrire una visione più ampia ai i lettori e come vedi alla fine abbiamo trovato qualcosa su cui essere d'accordo:
W la libertà di pensiero!

un saluto
Andrea Rusconi

Tommaso Motta ha detto...

Io mi rifiuto di credere che la social card possa considerarsi la soluzione alla crisi, preferisco pensare che sia l'assaggino dovuto in momenti come questi. Ripeto: la crisi nella sua gravità deve ancora arrivare, sarebbe stupido mettere in atto costose politiche sociali prima che arrivi, tanto vale aiutare nel proprio piccolo gli indigenti (40 euro è sempre meglio averli che non averli), poi quando la crisi arriverà, i posti di lavoro salteranno, allora il Governo dovrà inventarsi ben altro...Ma allora sarà quella la politica fiscale, e non la misera social card che ripeto essere un'anticipazione. Vedremo quando la bufera passerà come si è comportato il Governo ed eventualmente lo criticheremo!!!

Ciao

Tommaso